Fin dai primi ritrovamenti ossei, avvenuti circa un secolo fa, lo Spinosauro è sempre stato considerato un dinosauro terrestre e anzi, aveva la fama di uno dei più aggressivi e pericolosi.
Infatti, uno Spinosauro a caccia, è stato uno dei must nei film e libri a tema.
Poche settimane fa però, una scoperta ha cambiato tutto e messo in discussione tutto quello che si era immaginato fino ad ora riguardo questo predatore.
Il ritrovamento di quella che sembra una coda pinnata infatti, ha fatto capire agli esperti che lo Spinosauro era un dinosauro prevalentemente acquatico e che si portava sulla terra ferma solo per piccole battute di caccia.
Da piccoli tutti almeno una volta lo abbiamo visto e ne abbiamo avuto paura: fauci da coccodrillo affamato, cresta da drago mitologico e grinfie da arpia. In poche parole il più grande dei dinosauri predatori e il più famelico.
Era infatti considerato anche più imponente del famoso Tirannosauro ( o T Rex) e, più che dalle sabbie del Sahara, sembrava emerso da un racconto mitologico.
Oggi invece, grazie a quattro campagne di scavo archeologico, finanziate per la maggior parte dalla National Geographic Society, avvenute tra gli anni del 2015 e del 2019, senza alcuna sosta.
Questi scavi erano iniziati al fine di trovare la ”coda perduta” dello Spinosauro, dopo che nel 2008 un beduino trovò le prime ossa nel Sahara, poi custodite accuratamente da un geologo italiano.
L’obiettivo quindi era quello di trovare per intero la famosa coda dello Spinosauro, che fin’ora era stata trovata solo sotto forma di vertebre rotte o schiacciate.
Lo sforzo degli archeologi è stato premiato quando nel deserto del Kem Kem, nel caldo Marocco sudorientale, sono stata trovate circa 40 ossa, riconducibili proprio alla coda pinnata dello Spinosauro.
Sono state così riportate alla luce le ossa della coda, intrappolate da oltre 100 milioni di anni.