È riuscita a trovare riparo in Italia la dottoressa che per la seconda volta nella sua vita ha dovuto lasciare la sua patria. La donna, 40enne, quando era bambina ha vissuto la stessa drammatica situazione quando ha espatriato, insieme alla sua famiglia, in Iraq. Lì ha avuto la possibilità di vivere la vita che desiderava, studiare e conseguire la laurea in medicina. Diventata medico, ha scelto di continuare gli studi conquistando la laurea nella specializzazione in ginecologia. Quando ha fatto ritorno a Herat ha preso parte alla Fondazione Veronesi dove lavora come responsabile del centro per la diagnosi del cancro al seno.
La dottoressa racconta degli ultimi giorni al centro, dice che è stato un incubo manifestato attraverso minacce dirette. Così la dottoressa e le sue colleghe dell’ambulatorio sono state costrette a lasciare l’Afghanistan. Il pensiero della dottoressa va tuttavia ai familiari e ai pazienti rimasti in Afghanistan: “Qualche giorno fa i talebani hanno bussato alla porta dell’appartamento di mia madre e di mia sorella: cercavano me e adesso io temo che subiscano ritorsioni”. Il pensiero della dottoressa va anche alle sue pazienti. Il centro ospedaliero offriva visite gratuite per la gente povera, nessun altro centro in Afghanistan offre tale vantaggio pertanto si dice preoccupata.
La dottoressa lascia l’Afghanistan insieme a suo marito e i figli. Tentano di espatriare il giorno di Ferragosto, ma lo scalo è preso d’assalto dalle persone che in preda alla disperazione lottano per garantirsi un posto sul velivolo. Qualcuno arriva ad aggrapparsi ai carrelli dei velivoli quando decollano. La dottoressa, suo marito e i figli rimangono bloccati in mezzo alla folla dalle 9 alle 17 del pomeriggio. “Avevamo paura di essere uccisi. Non potevamo tornare indietro perché c’era la polizia talebana coi suoi check point, ma lì era pericolosissimo, la folla si metteva a correre all’improvviso come una mandria impazzita e si sentivano colpi d’arma da fuoco”. Ora la sua vita è in Italia ma conta
un giorno di tornare nella sua patria.