Dopo ben 5 anni dalla notte in cui Marco Vannini è stato ucciso nella casa della sua fidanzata, è arrivata oggi la sentenza definitiva della Corte d’appello.
14 sono gli anni di reclusione che dovrà scontare Antonio Ciontoli, indicato come il colpevole dello sparo che ha trafitto il petto di Marco Vannini.
Mentre per la moglie e i suoi 2 figli spettano 9 anni di reclusione, per concorso in omicidio.
La sentenza quindi conferma il primo grado di giudizio e, in poche parole, definisce che si sia trattato di omicidio volontario e non di un incidente come volevano far credere i membri della famiglia Ciontoli.
Dunque, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, è confermato che a spare il colpo mortale sia stato il capo famiglia, ovvero Antonio Ciontoli, condannato a 14 anni di reclusione mentre, per la moglie, la figlia (fidanzata di Marco) e il figlio, ci saranno da scontare 9 anni, per concorso anomalo in omicidio volontario.
Tolti i termini tecnici quindi, in pratica tutta la famiglia è accusata della morte del povero Marco che, a soli 20 anni, è morto nella casa della sua fidanzata a causa di un proiettile ma anche a causa del ritardo nel chiamare i soccorsi.
L’ex militare dei servizi segreti Antonio Ciontoli, dopo anni passati a cercare nuove versioni, oggi ha deciso come prima cosa di chiedere scusa alla famiglia Vannini, per poi dichiarare che tutto l’accaduto è colpa sua, dallo sparo alla mancata richiesta di soccorso.
Ha preso parte al processo anche la fidanzata del figlio di Antonio Ciontoli, Viola, che però già in primo grado era stata assolta.
Sulla vicenda è intervenuta anche la mamma di Marco, dichiarando: “Per noi il riconoscimento dell’omicidio volontario era quasi più importante degli anni di carcere inflitti. Volevamo che lo Stato ci riconoscesse il fatto che si era trattato di un vero omicidio“