I mari di tutto il mondo, come ben noto da anni, sono sempre più invasi dalle micro plastiche da noi prodotte e il livello degli oceani si sta innalzando molto pericolosamente.
A mostrare i risultati sono due studi pubblicati sulla nota rivista Science.
Per quanto riguarda il problema le micro plastiche, l’Italia ha purtroppo un triste primato: nelle acque del Tirreno ci sono infatti 1,9 milioni di microscopici frammenti per ogni metro quadrato.
Per quanto riguarda invece il livello degli oceani, negli ultimi 16 anni è cresciuto di ben 14 millimetri.
Numero che può sembrare esiguo, ma che comporta la sparizione di quasi 2 metri di spiaggia.
Per quanto riguarda lo studio sulle micro plastiche presenti nelle acque marine, esso è stato condotto dalle facoltose Università di Manchester, Durham e Brema, insieme al Centro oceanografico britannico (Noc) e all’Istituto francese di ricerca per lo sfruttamento del mare (Ifremer).
Lo studio ha riguardato i fondali compresi tra Toscana, Lazio, Sardegna e Corsica ed ha dimostrato come in questa zona è presente la più alta concentrazione di micro plastiche mai misurata nei mari.
Dallo studio è emerso inoltre che queste micro plastiche non sono distribuite in modo uniforme su tutta la superficie ma, si depositano in aree specifiche, che rappresentano per i fondali mari quello che le famose “isole di spazzatura” sono per le acque più superficiali dei mari.
Il secondo studio invece è firmato dal gruppo di studio dell’Università di Washington coordinato dal noto professor Benjamin Smith.
Basato sui dati dei satelliti della Nasa ICESat e ICESat-2, e mostra come lo scioglimento continuo dei ghiacci in Groenlandia e soprattutto in Antartide abbia innalzato il livello degli oceani e dei mari dal 2003 al 2019.
Infatti la quantità di ghiaccio perduto nelle due zone è stato in totale di circa 320 miliardi di tonnellate, pari a circa 400.000 piscine olimpioniche