Dopo la sottomissione di Kabul alle milizie talebane, l’Afghanistan è governata da un caos e un disordine sempre più marcato. L’aeroporto internazionale “Hamid Karzai” della capitale è invaso da migliaia di persone che tentano di lasciare il Paese salendo sui voli messi a disposizione dalle ambasciate occidentali per l’evacuazione dei propri concittadini. La situazione si è palesata sin da subito caotica perché ammassi di persone cercavano di arrampicarsi su per le scale che portano alle porte d’imbarco. Si contano almeno 10 morti: due persone sono state uccide dai colpi delle armi da fuoco dei militari, altre sono state schiacciate dalle ruote dell’aereo mentre altre ancora sono precipitate nel vuoto durante la fase di decollo.
Il terrore si diffonde tra i civili afghani che temono il ritorno agli anni ‘90. Nel giro di poche ore dall’invasione dell’opposizione, si sono verificate ripetute perquisizioni dei talebani casa per casa. “I talebani hanno iniziato a perquisire casa per casa, puntano a esecuzioni mirate, la gente a Kabul è terrorizzata”. Questo è il racconto dell’ambasciatore afghano all’Onu Ghulam M.Isaczai alla sezione speciale del Consiglio di sicurezza. Il segretario generale Antonio Guterres si dice particolarmente preoccupato, perché è giunta notizia di ripetute violazioni contro le donne e le ragazze afghane.
Soprattutto per le donne e le ragazze afghane si sta facendo man mano spazio il terrore che si ritorni ai giorni bui. Sotto il controllo dei talebani, negli anni ‘90 le donne non potevano istruirsi, perdevano il posto di lavoro il quale doveva essere occupato da uomini, non potevamo incrociare lo sguardo di un uomo nè provare a ridere. Erano costrette a concedersi come moglie a uomini di cui non conoscevano nulla già a partire dai 12 anni. “È essenziale che i loro diritti conquistati a fatica siano protetti. [..] Ricordo a tutte le parti il loro obbligo di proteggere i civili”. L’appello è quello di fornire servizi e aiuti tempestivi e salvavita.