Investire sul dollaro? Per gli analisti di Goldman Sachs, l’economia statunitense potrebbe offrire spunti piuttosto contrastanti in grado di complicare la vita (e le osservazioni) di chi investe sul Forex e in particolare sul cambio tra euro e dollaro.
Ma perché Goldmah Sachs sta facendo così tanto discutere con il suo dossier? E che cosa è bene tenere in considerazione prima di avvicinarsi al trading Forex sul dollaro?
Cosa sta avvenendo negli USA
Come ci ricorda il sito internet WWW.OPZIONIBINARIE.ORG, un vero e proprio punto di riferimento di qualità per gli investimenti finanziari derivati, il disavanzo e il tasso di disoccupazione si stanno muovendo in direzioni opposte, per qualcosa che non è mai accaduto durante il tempo di pace dal secondo dopoguerra in poi, e che potrebbe causare un salto significativo nei tassi di interesse. Tanto che, secondo le previsioni formulate da Goldman Sachs, il titolo decennale del Tesoro potrebbe fruttare fino al 3,6% l’anno prossimo.
L’aumento del deficit è favorito, come noto, dalla recente raffica di stimoli fiscali del Congresso, tra cui un taglio di 1.500 miliardi di dollari approvato nel dicembre 2017 e un conto di spesa di 1.3 trilioni di dollari finalizzato a mantenere il governo operativo entro la fine dell’anno fiscale. Normalmente, tali mosse arriverebbero nelle prime fasi di una ripresa economica: l’economia degli Stati Uniti, invece, è nell’ottavo anno della sua espansione post crisi finanziaria, contraddistinguendo pertanto un movimento “insolito”, i cui riflessi sono solo in parte prevedibili.
Si tenga anche conto – sostenevano gli esperti di Goldman Sachs – che il tasso di disoccupazione è ora al 3,9% e continua a dar segni di calo, mentre il deficit di bilancio è stato di 668 miliardi di dollari nel 2017 e si prevede che, secondo le stime dell’Ufficio del Congresso, possa raggiungere 1 trilione di dollari entro il 2020. Si tratta di un doppio fenomeno molto raro negli Stati Uniti, aggiungono gli economisti di Goldman.
Di fatti, si prosegue, le uniche volte in cui si è verificato un simile scenario dalla fine della seconda guerra mondiale in poi (ovvero, una condizione in cui il deficit è in aumento mentre la disoccupazione è in discesa) sono riconducibili al periodo delle guerre di Corea e Vietnam. Un’economia in espansione normalmente contribuirebbe a ridurre il deficit, ma non è stato così, dal momento che il debito pubblico continua a crescere.
Cosa potrebbe succedere agli USA
Per capire quali potrebbero essere i riflessi di cui sopra, sia sufficiente ricordare che per soddisfare il crescente carico del debito, gli Stati Uniti saranno costretti a emettere più obbligazioni in un momento in cui la Federal Reserve non è più un player attivo sul mercato. Più offerta e meno acquirenti (perché, appunto, la Fed si tirerà dietro) significa che il governo dovrà pagare più remunerazione agli investitori affinché costoro acquistino il debito del Paese. E più remunerazione, significa anche maggiori tassi di interesse.
Chiarito quanto sopra, Goldman Sachs ritiene che la Federal Reserve continuerà ad aumentare i tassi di interesse, in parte come risposta all’espansione della crescita economica, come evidenziato dal calo della disoccupazione, e in parte evitare il surriscaldamento e l’accelerazione dell’inflazione. E così, mentre i funzionari della Federal Reserve dichiarano di concentrarsi sulla piena occupazione e sulla stabilità dei prezzi, è anche vero che non hanno mai nascosto i loro timori per il deterioramento della situazione fiscale.
Goldman Sachs stima in particolar modo che lo stimolo fiscale supporterà il livello del debito al PIL dal 4 percento di oggi al 5,5 percento nell’anno fiscale 2021. L’economia sta comunque uscendo dal suo miglior mese di sempre, con un surplus in aprile di 218 miliardi di dollari, secondo il CBO. Tuttavia, il disavanzo è in aumento e arriverà fino a 382 miliardi di dollari alla fine dell’anno fiscale 2018, con un incremento del 10,7% rispetto all’anno precedente.
“L’insolito aumento del deficit è ancora più sorprendente perché arriva in un momento in cui il rapporto tra debito pubblico e PIL si sta già avvicinando ai massimi storici”, scrivono gli economisti. “Il conseguente aumento dell’emissione di titoli del Tesoro richiederà al pubblico di assorbire considerevolmente più debito pubblico nei prossimi anni”. Insomma, per Goldman Sachs probabilmente il deficit crescente sarà responsabile di 30 dei 60 punti base stimati: in termini di policy Fed, questo è l’equivalente di più di un aumento di un quarto di punto, in un momento in cui la banca centrale sta proiettando un totale di tre aumenti sia nel 2018 che nel 2019.
Vedremo dunque che cosa accadrà. Intanto, la presidente di Cleveland Fed, Loretta Mester, in una recente intervista ha affermato che gli Stati Uniti dovranno prestare attenzione al proprio crescente debito pubblico, a 21 trilioni di dollari, prima che diventi “fuori controllo”.